Con la fine di ottobre è “scaduto” il termine di iscrizione al Sistema Tessera Sanitaria. Tale adempienza riguardava in particolare i veterinari che operano emettendo fatture a cittadini privati.
Nei prossimi giorni saranno trasmesse le successive istruzioni, una volta valutata la correttezza dei primi dati inseriti. Il primo problema, per molti, sarà risalire a tutte le fatture 2016, da inserire a partire dallo scorso gennaio; tanti hanno usato il cartaceo e andranno ricopiati molti dati, a partire dai codici fiscali dei clienti.
SIVeLP ha sempre consigliato a Colleghe e Colleghi di aderire comunque, in quanto qualsiasi ricevuta emessa alla specifica clientela prevista, anche occasionalmente, richiede di regola questa formalità. Ebbene, su circa 36 mila veterinari, parrebbe che solamente il 16,8% (6 mila e poco più) possa dover emettere una fattura ad un cliente con animali non soggetti a ritenuta d’acconto.
I veterinari Pubblici Dipendenti (Aziende Sanitarie, Istituti, Enti pubblici ecc.) possono rappresentare grossomodo 7 mila soggetti, a cui dovremmo aggiungere quasi un paio di migliaia di part-time. E poi numeri non insignificanti di Colleghi, in particolare dipendenti privati (ad es. nel settore qualità), non sono nemmeno iscritti all’Ordine. Certo non dovrebbero essere tanti, visto che la FNOVI assicura ancora 900 neo-iscritti all’anno.
Se tanti veterinari non risultano dipendenti, se poi l’intero settore degli animali non-da-reddito copre una bassa percentuale del totale dei laureati, come mai così pochi dottori emettono fatture da inserire nel Sistema Tessera Sanitaria?
Qualche domanda lo Stato dovrebbe porsela: perché tanti professionisti non figurano dipendenti di un datore di lavoro?
Hanno partita IVA e non devono emettere fatture a clienti privati, benché le strutture con molti assunti risultino nell’ordine di qualche centinaio?
Ai posteri l’ardua sentenza ma il reddito medio di categoria continua a non apparire decoroso!
Angelo Troi – SIVeLP